È capitato sicuramente a tutti di fare del brainstorming alla macchinetta del caffè, in ascensore o in macchina: pochi minuti - o a volte anche intere mezz’ore - di pensiero orientato.
Ma, in cosa consiste esattamente il brainstorming?
Possiamo davvero ridurlo ad un semplice flusso di coscienza, ad uno scambio di battute improvvisate? Oppure, esiste una metodologia scientifica che può essere imparata e allenata, capace di guidarci nella realizzazione di sessioni di brainstorming davvero efficaci?
Il brainstorming (letteralmente “tempesta di idee” o “cervello in tempesta” o per altre correnti di pensiero “assalto di cervelli”) è una tecnica creativa che ha l’obiettivo di generare molte idee in poco tempo.
Le origini di questa tecnica risalgono al Medioevo, alle cosiddette “Quaestiones disputatae” realizzate nelle Università. La quaestio era un’esercitazione scolastica in cui i docenti testavano la preparazione degli studenti su problemi teologici e sui temi del diritto romano. Lo scopo era quello di stimolare la discussione tra gli studenti che prendevano posizioni differenti.
Per tornare ai tempi moderni, andiamo negli anni ‘30 quando Alex F. Osborn, pubblicitario americano, sviluppa questo approccio per stimolare la produzione di idee creative all’interno del suo team. I partecipanti alle sessioni dovevano proporre idee a briglia sciolta in un contesto non critico, con l’obiettivo di scovare soluzioni innovative, inusuali e potenzialmente utili. Le diverse norme che regolavano una riunione di brainstorming puntavano a dare vita ad un ambiente dove la creatività scorresse senza impedimenti, dove tutti i membri del gruppo si sentissero liberi di proporre con schiettezza le loro idee, senza timore di pregiudizi o critiche preventive.
Osborn parlava di gruppi creativi. Il primo mito da sfatare sul brainstorming, quindi, è che possa essere fatto solo fra 2 persone. Quantità e diversità sono i fattori chiave: l’obiettivo è produrre in modo creativo quante più idee possibili in un tempo prefissato, poiché più pensieri si riescono a concepire, più soluzioni possibili si avranno nel futuro.
Alla qualità si pensa in un secondo momento. Il brainstorming, infatti, prevede una fase divergente, in cui si producono idee a ruota libera, seguita da una fase convergente in cui le idee vengono selezionate e valutate per individuare le più interessanti e promettenti.
I principi di base sono:
a) La critica è esclusa;
b) La “corsa libera” è benvenuta;
c) Si cerca la quantità
d) Si ricercano combinazioni e miglioramenti delle idee degli altri
Insomma, quella del brainstorming è una vera e propria tecnica di creatività che affonda le sue radici diversi secoli fa, perfezionata nel tempo, che difficilmente può essere sostituita con una semplice conversazione di pochi minuti.
L’efficacia dell’approccio di Osborn ha favorito il suo enorme sviluppo, al punto che oggi il brainstorming rappresenta una delle strategie di problem solving più impiegate nella consulenza aziendale, come processo di aiuto nella ricerca di soluzioni ai più svariati problemi (commerciali, pubblicitari, tecnici, organizzativi, ecc.).
Nel tempo sono state sviluppate diverse tecniche. Ad esempio, la 6-3-5, chiamata così perché prevede la partecipazione di 6 persone a ciascuna delle quali viene richiesto di scrivere 3 idee su un certo argomento in 5 minuti di tempo. Il processo viene poi ripetuto 6 volte generando così un totale di 108 idee in 30 minuti.
Brainstorming e Problem Solving sono alla base della metodologia Winside, attraverso l’organizzazione di gruppi di lavoro misti, nei quali coinvolgiamo anche i referenti dei nostri clienti, per garantire loro soluzioni innovative e realmente efficaci, capaci di rispondere alle loro specifiche esigenze. Contaminazione di idee, massimo ingaggio tra le parti, condivisioni di obietti: sono questi gli ingredienti del successo, nostro e delle aziende che si affidano a noi. Winside, next to you.