Il mondo della selezione del personale ha subito un'inversione di ruoli sorprendente negli ultimi anni. Fino a non molto tempo fa, le aziende detenevano il controllo quasi assoluto del processo, con il classico "le faremo sapere" che spesso lasciava i candidati in attesa talvolta per settimane, se non mesi, se non per sempre. La dinamica era chiara: chi cercava lavoro era alla mercé delle decisioni aziendali. Oggi, però, qualcosa è cambiato in modo drastico, spingendoci verso un nuovo approccio: "ci faccia sapere", dove sono i candidati a dettare il ritmo e le condizioni della loro collaborazione.
I tempi medi di risposta da parte delle aziende continuano a essere un punto dolente per molti candidati. Secondo un sondaggio condotto da Talent Board, i candidati si aspettano di ricevere una risposta entro due settimane dalla loro candidatura. Tuttavia, la realtà è ben diversa: uno studio di Glassdoor rivela che il tempo medio di assunzione globale varia tra i 24 e i 27 giorni. In un mercato del lavoro in cui la concorrenza per i migliori talenti è accesa, questo ritardo può costare caro. I candidati non sono più disposti ad aspettare all'infinito, e molte aziende si ritrovano a perdere potenziali collaboratori qualificati proprio per la lentezza del processo.
Il cambiamento più interessante, tuttavia, riguarda il ribaltamento delle dinamiche di potere tra aziende e candidati. Se in passato le aziende avevano il lusso di scegliere tra un'abbondanza di candidati qualificati, oggi è sempre più evidente che i lavoratori hanno acquisito il potere di scegliere l'azienda con cui vogliono collaborare. Un rapporto di LinkedIn ha evidenziato come il 49% dei lavoratori attivi consideri costantemente nuove opportunità di lavoro, anche quando sono già impiegati. Questo dato suggerisce che la sicurezza di un posto fisso è diventata meno attrattiva rispetto alla possibilità di scegliere aziende che offrano valori allineati con i propri, un ambiente di lavoro sano, o migliori prospettive di carriera. Le aziende, da parte loro, stanno cercando di adattarsi a questa nuova realtà. Offrire flessibilità, opportunità di crescita e una cultura aziendale autentica sono diventati fattori chiave per attrarre e trattenere talenti. Uno studio di Deloitte ha dimostrato che il 77% dei millennial considera la cultura aziendale più importante dello stipendio base. In questo contesto, un processo di selezione lungo e impersonale rischia di essere visto come un segnale di scarsa attenzione verso le persone, allontanando i migliori candidati.